(Cittadino e Provincia) – Perugia 14 luglio Il voto unanime del Consiglio provinciale sulla questione della “ Maxistalla “ di Santa Maria Rossa – affermano in una nota i Capogruppo del Prc e dell’Idv in Consiglio Provinciale Luca Baldelli Franco Granocchia - rappresenta una grande vittoria per i gruppi del PRC e dell’IDV, che per primi hanno sottoscritto, assieme anche a consiglieri del centrodestra, sensibili al tema, il documento originale dal quale, dopo una paziente opera di mediazione, è scaturito quello finale votato nella seduta di Giovedì 12 luglio. Saremo vigili affinchè si compia l’approfondimento richiesto nella competente Commissione e affinchè i cittadini, rispetto alle competenze proprie della Provincia, ricevano le risposte dovute . Forte sarà l’impegno affinchè venga rimessa in capo alla Provincia la Valutazione Ambientale Strategica, strumento che solo ad un Ente di area vasta può far capo, se il fine è quello di tutelare effettivamente l’ambiente, la sua salubrità, nonché le condizioni di vita delle comunità interessate. E’ singolare che, in un momento di grave recessione dell’economia, con emorragia di posti di lavoro, saperi e professionalità, si pensi a progetti malati di gigantismo, non funzionali , anzi conflittuali con i bisogni, le necessità e le vocazioni dei territori. Anziché ripartire dalle piccole e medie attività agricole e agrituristiche, cioè quelle che più di ogni altra possono offrire risposte alle esigenze di uno sviluppo eco – compatibile, che esalti le peculiarità dei nostri territori, si sia pensato, da parte del Comune di Perugia, a una sorta di mostro che non solo non offrirà nulla in ambito occupazionale, ma porrà gravissime e delicatissime questioni di vivibilità in zone per le quali la pianificazione territoriale ha stabilito la residenzialità come elemento predominante se non esclusivo. Ci chiediamo come si possa pensare anche solo a proporre , non già ad autorizzare, un’attività con centinaia di capi di bestiame in un ambiente come quello interessato dai progetti, con in più la presenza di un impianto a biogas. I vincoli paesaggistici e ambientali vanno tutelati e ripristinati, ove compromessi da decisioni avventate o palesemente incomprensibili. Le lobbies imprenditoriali, gli interessi economici di qualcuno, non possono e non debbono venire prima dei cittadini, qualunque “colore” abbiano e qualunque forma assumano. Occorre piuttosto ripartire da un interrogativo che la politica ha, negli ultimi anni, in ossequio al neoliberismo dominante, colpevolmente eluso : quale modello di sviluppo si deve perseguire a beneficio dei nostri territori ? Stupisce che, anziché porsi questo interrogativo, le maggiori forze politiche, PD e PDL in testa, a parte apprezzabili posizioni di singoli sulla tematica, seguitino a sposare tutto ciò che è “ sviluppismo “ sulla carta, senza interrogarsi sulle ricadute che certe scelte determinano a livello territoriale, con l’atteggiamento pigro e rinunciatario di chi non intende proporre nessun modello di società perché, semplicemente, intende sposare il dogma mercantilista e liberista. Còsì si dice sì alle biomasse senza alcun discernimento tra sfalci di potature, cippato da una parte e colture alimentari dall’altra, senza riflettere sul fatto che l’espansione selvaggia delle biomasse determina il vertiginoso rincaro delle colture destinate all’alimentazione; sì al nucleare ( salvo poi tornare indietro sull’onda dei fatti di Fukushima, quando tutto il mondo è guarito dalla sbornia nuclearista ); sì agi impianti di biodigestione, senza discernere tra grandi impianti, di difficile gestione e pesante impatto ambientale e piccoli impianti autogestiti, certamente più adeguati ai bisogni degli operatori economici e più “ tollerabili “ dalle comunità. Questi nodi dovranno essere affrontati molto presto, se si vorrà dare ai nostri territori e al Paese una speranza di rinascita e di ripresa economica, fuori dal pantano in cui l’hanno portato la demagogia, il prevalere dell’interesse di parte delle lobbies affaristiche, la cieca volontà di sposare ogni “ modernità “, anche quella che riporta le lancette della storia indietro di secoli. Per questo ci sentiamo di proporre, a partire dal caso “ maxistalla “, una grande riflessione ampia ed articolata sul modello di sviluppo e sulle esigenze più concrete e immediate dei nostri territori”.
Gc12278.red
(Cittadino e Provincia) – Perugia 14 luglio Il voto unanime del Consiglio provinciale sulla questione della “ Maxistalla “ di Santa Maria Rossa – affermano in una nota i Capogruppo del Prc e dell’Idv in Consiglio Provinciale Luca Baldelli Franco Granocchia - rappresenta una grande vittoria per i gruppi del PRC e dell’IDV, che per primi hanno sottoscritto, assieme anche a consiglieri del centrodestra, sensibili al tema, il documento originale dal quale, dopo una paziente opera di mediazione, è scaturito quello finale votato nella seduta di Giovedì 12 luglio. Saremo vigili affinchè si compia l’approfondimento richiesto nella competente Commissione e affinchè i cittadini, rispetto alle competenze proprie della Provincia, ricevano le risposte dovute . Forte sarà l’impegno affinchè venga rimessa in capo alla Provincia la Valutazione Ambientale Strategica, strumento che solo ad un Ente di area vasta può far capo, se il fine è quello di tutelare effettivamente l’ambiente, la sua salubrità, nonché le condizioni di vita delle comunità interessate. E’ singolare che, in un momento di grave recessione dell’economia, con emorragia di posti di lavoro, saperi e professionalità, si pensi a progetti malati di gigantismo, non funzionali , anzi conflittuali con i bisogni, le necessità e le vocazioni dei territori. Anziché ripartire dalle piccole e medie attività agricole e agrituristiche, cioè quelle che più di ogni altra possono offrire risposte alle esigenze di uno sviluppo eco – compatibile, che esalti le peculiarità dei nostri territori, si sia pensato, da parte del Comune di Perugia, a una sorta di mostro che non solo non offrirà nulla in ambito occupazionale, ma porrà gravissime e delicatissime questioni di vivibilità in zone per le quali la pianificazione territoriale ha stabilito la residenzialità come elemento predominante se non esclusivo. Ci chiediamo come si possa pensare anche solo a proporre , non già ad autorizzare, un’attività con centinaia di capi di bestiame in un ambiente come quello interessato dai progetti, con in più la presenza di un impianto a biogas. I vincoli paesaggistici e ambientali vanno tutelati e ripristinati, ove compromessi da decisioni avventate o palesemente incomprensibili. Le lobbies imprenditoriali, gli interessi economici di qualcuno, non possono e non debbono venire prima dei cittadini, qualunque “colore” abbiano e qualunque forma assumano. Occorre piuttosto ripartire da un interrogativo che la politica ha, negli ultimi anni, in ossequio al neoliberismo dominante, colpevolmente eluso : quale modello di sviluppo si deve perseguire a beneficio dei nostri territori ? Stupisce che, anziché porsi questo interrogativo, le maggiori forze politiche, PD e PDL in testa, a parte apprezzabili posizioni di singoli sulla tematica, seguitino a sposare tutto ciò che è “ sviluppismo “ sulla carta, senza interrogarsi sulle ricadute che certe scelte determinano a livello territoriale, con l’atteggiamento pigro e rinunciatario di chi non intende proporre nessun modello di società perché, semplicemente, intende sposare il dogma mercantilista e liberista. Còsì si dice sì alle biomasse senza alcun discernimento tra sfalci di potature, cippato da una parte e colture alimentari dall’altra, senza riflettere sul fatto che l’espansione selvaggia delle biomasse determina il vertiginoso rincaro delle colture destinate all’alimentazione; sì al nucleare ( salvo poi tornare indietro sull’onda dei fatti di Fukushima, quando tutto il mondo è guarito dalla sbornia nuclearista ); sì agi impianti di biodigestione, senza discernere tra grandi impianti, di difficile gestione e pesante impatto ambientale e piccoli impianti autogestiti, certamente più adeguati ai bisogni degli operatori economici e più “ tollerabili “ dalle comunità. Questi nodi dovranno essere affrontati molto presto, se si vorrà dare ai nostri territori e al Paese una speranza di rinascita e di ripresa economica, fuori dal pantano in cui l’hanno portato la demagogia, il prevalere dell’interesse di parte delle lobbies affaristiche, la cieca volontà di sposare ogni “ modernità “, anche quella che riporta le lancette della storia indietro di secoli. Per questo ci sentiamo di proporre, a partire dal caso “ maxistalla “, una grande riflessione ampia ed articolata sul modello di sviluppo e sulle esigenze più concrete e immediate dei nostri territori”.
Gc12278.red