L’Isola Polvese è la più grande delle isole del lago Trasimeno, dal 1973 è proprietà della Provincia di Perugia, di interesse storico e naturalistico è stata classificata come Oasi di Protezione Faunistica e dal 1995 è polo scientifico-didattico nell’ambito del Parco Regionale del Trasimeno.
Situato a nord-ovest dell’Umbria al confine con la Toscana il Lago Trasimeno è per estensione il quarto lago d’Italia, definito a struttura laminare perché molto esteso (128 Kmq) ma poco profondo (6 metri), è di origine sia alluvionale che tettonica e si è formato in seguito ai movimenti della crosta terrestre. Non ha immissari ed emissari naturali, il canale immissario più importante è l’Anguillara, l’unico emissario è un canale sotterraneo che riprende la struttura di quello più antico progettato dai Romani, comprende tre isole: Isola Maggiore, Isola Minore e Isola Polvese.
Quest’ultima ha un'estensione di 70 ettari, la sommità raggiunge i 313 m s.l.m., Il territorio è di particolare interesse dal punto di vista naturalistico per la varietà degli ambienti presenti nel piccolo perimetro. Sul versante settentrionale la vegetazione è tipica della macchia mediterranea con lecci ad alto fusto, roverelle e querce, nel sottobosco crescono viburno, alloro, pungitopo, ornielli, ligustro, corbezzolo, corniolo e varie specie di acero.
La zona umida è caratterizzata dal canneto che si presenta più esteso sul versante orientale e meridionale, insieme alla cannuccia di palude prosperano giunchi, carici e scirpi. Al largo del canneto prevale la vegetazione acquatica con le idrofite natanti e sommerse rappresentate da ceratofilli, millefoglie d'acqua e brasche.
Gli oliveti costituiscono la coltura prevalente e si estendono per circa 40 ettari lungo il versante meridionale.
Una fauna di invertebrati e invertebrati popola questi ambienti naturali; molte specie di insetti, una grande varietà di uccelli acquatici sia stanziali che di passo, come svassi, folaghe, aironi e germani. Passeggiando per l’isola s’incontrano lepri, fagiani , volpi e caprioli.
Nell’Isola è possibile svolgere attività di ricerca e di sperimentazione con programmi di monitoraggio (stazioni di rilevamento dei parametri idrometeorologici), studio nel campo delle tecnologie a basso impatto e azioni di recupero secondo criteri ad alta compatibilità ambientale.
La storia dell’Isola si intreccia con quella dell’antico Comune di Perugia da cui dipendeva l’intero comprensorio, non a caso denominato Lacus perusinus sin dal
X secolo.
L’economia era rappresentata prevalentemente dalla pesca, attività tenuta in grande considerazione e regolamentata da una rigida normativa dalla Città di Perugia; una proficua attività agricola permetteva una certa autosufficienza alimentare alla comunità isolana che nel 1282, secondo il registro della cancelleria perugina, accoglieva ben 88 famiglie, per un corrispettivo di circa 500 abitanti. E’ in questo periodo che sull’isola si contano ben 6 Chiese e si registra la presenza dei Domenicani e dei Benedettini.
Nel 1372, inaspettatamente, il Comune di Perugia fu costretto a vendere le tre isole del lago Trasimeno a Nicolò di Pane de’Ranieri per soli ottocento fiorini d’oro e, di lì a poco, la Polvese si trovò coinvolta nelle dure lotte intestine tra le signorie perugine, subendo ingenti danni e distruzioni alle barche e ad ogni sorta di equipaggiamento da pesca. La popolazione fuggì in massa e così, a difesa dell’sola, venne costruito il Castello, ancora oggi esistente, che incoraggiò una nuova ripresa della vita e delle attività economiche. Grande importanza ebbe anche la Chiesa di San Secondo, che nel 1395 Bonifacio IX concesse per beneficio al monastero perugino di Montemorcino, appartenente alla ricca e potente Congregazione di Monteoliveto (olivetana).
Ancora oggi, le imponenti strutture abbaziali testimoniano l’importanza della comunità religiosa, che dovette assumere un ruolo determinante nella vita quotidiana della piccola ma vivace comunità isolana di pescatori e contadini.
Dal 1482 San Secondo assunse il titolo di Monastero, acquisendo così un’autonomia gestionale e prerogative di carattere economico che ne accrebbero ben presto i possedimenti e la ricchezza. Nel seicento il monastero possedeva quasi la metà dell’isola e ciò provocò un certo decremento della popolazione isolana costretta a migrare in altre località. Questa situazione non dura a lungo, il progressivo impaludamento del lago Trasimeno e la diffusione della malaria costrinsero Papa Gregorio XV a trasferire la comunità di San Secondo nel monastero perugino di Sant’Antonio.
Il Monastero subì la spoliazione di tutte le suppellettili sacre e profane tra le quali la pala d’altare di Bernardino di Mariotto (ora a Perugia nella Galleria Nazionale dell’Umbria) e una tela di Sinibaldo Ibi (ora a Roma nella chiesa di Santa Francesco Romana).
Inoltre, in quegli stessi anni gli abitanti del lago Trasimeno e delle sue Isole furono coinvolti nel conflitto fra la Famiglia Farnese e lo stato Pontificio (guerra di Castro).
Fu così che l’Isola quasi completante disabitata divenne proprietà di privati che la usarono quasi esclusivamente come riserva di caccia.
Nel 1772 molti terreni vennero acquistati dai Conti Baldeschi di Perugia, che ottennero anche la licenza esclusiva di caccia. Nel 1823, Papa Gregorio XVI soppresse gli ordini religiosi mettendone in vendita i beni. Nel 1833 tutti i terreni e gli immobili vennero acquistati dal Conte Pianciani di Spoleto che divenne l’unico proprietario, rimise l’Isola in coltivazione affittandola a coloni e vi fece costruire la fagianaia.
Nel 1893, l’Isola fu acquistata dal perugino Comm. Ferdinando Cesaroni e successivamente nel 1939 dal Comm. Biagio Biagiotti che vi costruì la sua residenza di caccia e sistemò le strade e le case del Borgo. Nel 1959 la proprietà passò al Conte milanese Giannino Citterio, che fece realizzare dall’architetto Tomaso Buzzi (Sondrio, 30 settembre 1900 – Rapallo, 16 febbraio 1981) la Villa padronale ricavata dalla ristrutturazione della casa di caccia del Biagiotti e affidò all'architetto paesaggista Pietro Porcinai (Fiesole, 20 dicembre 1910 – Firenze, 9 giugno 1986) la sistemazione delle aree verdi adiacenti alla Villa e la realizzazione di una piscina con giardino acquatico.
L’isola Polvese è facilmente raggiungibile in battello dai pontili di San Feliciano, Passignano Sul Trasimeno e da Castiglione del Lago. Appena prima di sbarcare sul porto è visibile un’edicola mariana raffigurante la Madonna con il Bambino, in ceramica di stile robbiano.
Dal Pontile, imboccato il vialone di tigli, si scorge la Villa e il Borgo, costituito da un agglomerato di edifici che nel tempo hanno preso il posto dell’antico villaggio, e che affaccia in una grande area verde sistemata a giardino da Pietro Porcinai. Gli edifici, restaurati dalla Provincia di Perugia negli anni ’90, sono attualmente destinati ad attività di servizi al pubblico, aule didattiche, laboratori scientifici e uffici.
Domina il Borgo la Villa padronale, che venne edificata nel 1940 come “Casino di Caccia” da Biagio Biagiotti su progetto dell' ingegnere Sisto Mastrodicasa, ristrutturata e trasformata in una vera e propria Villa Padronale dell’architetto Tomaso Buzzi su commissione del Conte Giannino Citterio.
Oggi, Villa Biagiotti, è un resort di prestigio, dotato di 21 camere elegantemente arredate a tema, un ristorante, un bar e uno spazio all’aperto. La struttura è un’ottima location per ricevimenti e matrimoni.
Nel 1420 era la Chiesa parrocchiale del Borgo.
Attualmente dell’edificio religioso rimane un campanile a vela posto a nord ed un muro perimetrale in pietra contro-terra che potrebbe costituire un lato del perimetro della ex Chiesa.
Il recente intervento di restauro , finalizzato alla riqualificazione funzionale del patrimonio architettonico dell’ isola, ha cercato di garantire la fruibilità del rudere a scopo didattico-informativo mediante l’istallazione di appositi pannelli indicatori ed illustrativi, per la corretta fruizione e conoscenza della sentieristica dell’isola; oggi “Santa Maria della Cerqua” è un "Info Point".
Situato al di sopra degli edifici che costituiscono la zona denominata “Borgo” veniva utilizzato da Biagiotti come deposito della frutta. Recentemente è stato eseguito un intervento di recupero della struttura e la nuova destinazione è quella di stazione di ricarica per automobili elettriche.
L’annesso occupa la zona a monte del complesso immobiliare denominato “il Borgo”, l’ex porcilaia rappresenta un esempio tipico di fabbricato rurale tradizionale. Dopo il recente restauro effettuato con materiali di edilizia sostenibile, oggi la sua funzione è quella di un “Infopoint” generale dell’Isola con servizi annessi.
Costruito in due fasi tra la fine del ‘300 e la prima metà del ‘400.
La costruzione più antica è il mastio che domina tutta la struttura, è a pianta esagonale e s’innalza per circa quindici metri dal terreno, mentre le mura e le altre sei torri hanno un’altezza variabile compresa tra i nove e dieci metri circa.
L’area racchiusa all’interno delle mura, è un versante con un dislivello da nord a sud di circa dieci metri, sistemato in quattro terrazzamenti.
Molto probabilmente, il castello polvesano non è stato mai una residenza ma solo luogo di rifugio per gli abitanti dell’isola.
Restaurato nel 1999 dalla Provincia di Perugia, oggi ne rimane la cinta muraria esterna, dalla particolare forma di un pentagono irregolare, coronata da ben 5 torri nei punti di vertice, più una sesta indipendente posta nel punto dell’antico ingresso.
Le torri sono unite dalle mura, un camminamento in acciaio sospeso sull’esistente rende il percorso della cinta muraria praticabile e sicuro. Oggi il cortile interno è adibito a teatro per spettacoli e concerti all’aperto.
A pochi metri dal Castello la piccola Chiesa di San Giuliano, di particolare interesse storico, per la presenza di un tratto di “opus reticulatum romano” inserito nel muro di sostegno del piazzale della Chiesa, a conferma dell’ipotesi che l’isola sia stata abitata in epoca romana.
E’ un edificio medievale con campanile a vela, pianta rettangolare con un’unica navata ed era già esistente nell’isola nel 1028, menzionata come Pieve con fonte battesimale.
All’interno, sulle pareti absidali, sono visibili affreschi di scuola umbra quattrocentesca rappresentanti figure di Santi (San Giuliano, San Sebastiano, San Bernardino, San Rocco).
Dai sondaggi effettuati le pareti risultano ricoperte da intonaci stratificati, sono visibili con piccole porzioni di antichi dipinti difficilmente databili.
Nel 1998 la Provincia Perugia ha effettuato un intervento di restauro.
Gli scavi eseguiti lungo il perimetro esterno hanno evidenziato una muratura fondale di epoca molto antecedente a quella in elevazione e forse risalente al XI secolo.
Posta a monte dalla Villa, fu commissionata dal conte Citterio, a quel tempo, proprietario dell’isola, realizzata dal noto architetto italiano del paesaggio Pietro Porcinai alla fine degli anni ’50.
Porcinai scelse l’area più degradata dell’isola: un’antica cava di arenaria.
La vasca scavata alla base della parete di pietra venne modellata su disegno dall’artista milanese Alberto Longoni (Milano, 24 agosto 1921 – Miazzina, 7 dicembre 1991), che realizzò anche alcuni monoliti impiegati nella decorazione del bordo della piscina e dei ninfei che la circondano.
Nella Piscina, l’acqua, pompata dal lago Trasimeno, è raccolta nella grande vasca centrale, che ha una profondità massima di 5,30 metri circa, e in vasche laterali, di piccole dimensioni e scarsa profondità (massimo 0,50 metri circa) le quali hanno funzione di ninfei . Le piante acquatiche presenti avevano oltre la funzione decorativa anche quella fitodepurativa tale da renderla una sorta di biopiscina .
Sul terreno terrazzato circostante sono stati collocati stenditoi di pietra, orientati secondo l’asse sud-est/nord-ovest per favorire l’esposizione al sole dei bagnanti. I locali tecnici e gli spogliatoi sono ricoperti da un terrapieno per minimizzarne l’impatto ambientale.
Ad oggi la piscina è un giardino acquatico.
L’intervento di restauro e riqualificazione funzionale ha compreso anche la realizzazione dell’impianto di fitodepurazione.
Tra i fabbricati oggetto di riqualificazione vi è la Fagianaia, fatta costruire, dal Conte Vincenzo Pianciani in una delle zone più elevate e panoramiche dell’Isola, poco sopra il Borgo in un uliveto e a ridosso della “Lecceta di San Leonardo”.
Del fabbricato originario si è mantenuto ben poco.
L’obiettivo principale del restauro, è stato quello di salvaguardare quanto più possibile l’esistente, consolidando e mantenendo perfettamente visibili i ruderi a testimonianza della loro originaria destinazione.
Il recupero prevede la realizzazione di un’“Aula 3.0”, un laboratorio attivo di ricerca.
Era una grande casa colonica sita in località il Poggio. Dalla metà dell'Ottocento a quella del Novecento, fu la dimora della famiglia dei Dolciami, che si occupava delle attività agricole e l'allevamento di animali.
L’antica abitazione, completamente restaurata su progetto della Provincia di Perugia, oggi è una delle prime strutture ricettive ecocompatibili in Italia dotata di avanzati sistemi di fitodepurazione, risparmio energetico, ricircolo dell’acqua piovana, separazione e compostaggio dei rifiuti.
Costruito nel punto più elevato della Polvese, era la principale riserva d'approvvigionamento dell'acqua piovana, indispensabile per irrigare i campi della parte più alta dell'isola. La grande vasca, di forma quadrangolare, costruita in pietra arenaria risale all'epoca del Cesaroni, ristrutturata successivamente dal Conte Citterio con l’aggiunta di camini per l’areazione.
E’ auspicabile il ripristino per garantire una riserva di acqua da usare in caso di estrema necessità.
Il complesso venatorio è situato in posizione centrale e apicale dell’isola e conserva tutt’ora la presenza dei due elementi principali del roccolo di caccia: un piccolo edificio mimetizzato dal boschetto e l’area esterna di forma ellittica (circa 16,70x11,46 ml) sistemata “a invaso”; circondata da vegetazione arborea e arbustiva sia all’interno che lungo il perimetro.
Il restauro è finalizzato alla riqualificazione funzionale a scopo didattico, dimostrativo e turistico, utilizzato per l’osservazione dell’avifauna.
Si trova posizionata tra gli oliveti della sommità dell'isola, in un punto panoramico.
La costruzione, iniziata dal Biagiotti, non fu mai portata a termine.
Sulla cima dell'edificio, attualmente, è stata sistemata dalla Provincia di Perugia una stazione di rilevamento meteorologica.
Sulla sommità dell’Isola sorge il complesso monastico dedicato a San Secondo.
La prima testimonianza scritta della sua esistenza risale alla bolla di Innocenzo II, del 13 dicembre 1136, ma le strutture della cripta ancora oggi perfettamente conservate attestano una fase ancora più antica, probabilmente di XI secolo.
In origine fu la Pieve dell’Isola, solo dal 1482 San Secondo assunse il titolo di Monastero e ospitò la comunità dei monaci Olivetani
Circa un secolo dopo a causa delle condizioni insalubri del luogo dovute ad un abbassamento delle acque del lago e dell’impaludamento della zona, il Monastero venne chiuso e adibito ad abitazione di coloni, venne trasformato in una stalla per il bestiame e la sala capitolare in magazzino.
La Chiesa di San Secondo è una costruzione romanica a tre navate con abside semicircolare presbiterio e cripta, l’edificio è quasi completamente crollato.
Attualmente gli scavi che hanno riportato alla luce i resti dell’antica Chiesa, sono fruibili al pubblico.
Il Monastero dopo il restauro, che ha interessato soprattutto gli spazi interni, rispettando le tecniche costruttive del monumento, con utilizzo dei materiali originali e secondo criteri e metodi conformi ai principi dell’architettura bioecologica, è sede del centro ARPA sul “Cambiamento climatico e biodiversità in ambiente lacustre e aree umide”.
Era la residenza di Rossini Delfo e del figlio Armando, occupati nell'attività di guardiacaccia dal 1959 al 1966.
Si trova alla sinistra del viale che conduce al Porto dell’Oliva e di fronte alla spiaggia fatta costruire dal Biagiotti, Attualmente è adibita a servizio di bar e ristoro.
Un sentiero lungo la costa permette di fare il giro completo dell’Isola.
Passeggiando si scorgono i resti degli antichi porti, si costeggiano le spiagge fino ad inoltrarsi nella Lecceta di San Leonardo.
A settentrione sulla punta rupestre, ci si imbatte in una ripida scalinata , fatta realizzare dal Biagiotti, che sale fino al belvedere, il luogo più alto e panoramico dell’Isola Polvese.
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