L'iniziativa nata da un'idea del presidente della Provincia Marco Vinicio Guasticchi
(Cittadino e Provincia) – Perugia 6 aprile 2012 – “Il sindacato NidiL Cgil Perugia e la Cgil Alta Umbria – Si legge in una interrogazione presentata dal capogruppo del Prc in Consiglio Provinciale Luca Baldelli - in una nota stampa del 16 marzo 2012 resero noto quanto stava avvenendo a circa venti lavoratrici e lavoratori dei call center Cesd e Accademia del Lusso del gruppo CEPU nelle sedi di Città di Castello. Nello specifico, sempre NidiL Cgil Perugia e Cgil Alta Umbria riferivano che erano a conoscenza del fatto che era intenzione della proprietà alla fine del mese di marzo 2012 non rinnovare a suddetti lavoratori, alcuni dei quali impiegati fino a cinque anni con contratti di collaborazione a progetto, nessuna tipologia di contratto. A quanto è dato sapere non ci sarebbe un problema di produttività e di mercato per i mancati rinnovi contrattuali, bensì la necessità da parte della proprietà di continuare ad utilizzare contratti a progetto al posto di lavoro dipendente con la possibile sostituzione di questi lavoratori con altri. Sia NidiL Cgil Perugia e Cgil Alta Umbria che il Sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta hanno richiesto da tempo un incontro alla proprietà per verificare la possibilità di salvare i posti di lavoro, richieste che ad oggi non hanno avuto alcun riscontro positivo, a dimostrazione di come si intendono da parte della proprietà le relazioni con sindacato ed istituzioni. Esattamente come avevano denunciato NidiL Cgil Perugia e Cgil Alta Umbria la proprietà dal mese di aprile non ha rinnovato alcuna tipologia contrattuale a circa venti lavoratrici e lavoratori dei call center Cesd e Accademia del Lusso del gruppo CEPU nelle sedi di Città di Castello con gravi e pesanti ricadute per gli interessati e per le proprie famiglie. Il mancato rinnovo contrattuale per questi lavoratori, soprattutto giovani e donne, che per anni hanno prestato servizio in un’azienda leader nel settore della conoscenza e dell’alta formazione, rappresenti un ulteriore colpo alla già drammatica situazione economica e sociale dell'Alto Tevere. Quanto succede ed è successo nei call center Cesd e Accademia del Lusso del gruppo CEPU di Città di Castello sia la realtà effettuale di quanto al lavoro si continui a negare dignità con una giungla di contratti precari che consente una libertà pressoché assoluta di licenziare e che lascia questi lavoratori e queste lavoratrici non solo senza lavoro, ma anche senza ammortizzatori sociali”. Per queste ragioni Baldelli chiede alla Giunta di sapere “- se abbia intenzione di chiedere un incontro con la proprietà, il sindacato e i lavoratori per un confronto affinché la stessa azienda possa recedere dai mancati rinnovi contrattuali per tutte e tutti gli interessati, così che l'azienda possa continuare ad avvalersi di professionalità acquisite in tanti anni di impiego e se, comunque, non ritenga di doversi attivare per una possibile ricollocazione di questi lavoratori rimasti senza lavoro e che non hanno nemmeno diritto ad alcuna forma di ammortizzatore sociale”.
Gc12123.red
(Cittadino e Provincia) – Perugia 6 aprile 2012 – “Il sindacato NidiL Cgil Perugia e la Cgil Alta Umbria – Si legge in una interrogazione presentata dal capogruppo del Prc in Consiglio Provinciale Luca Baldelli - in una nota stampa del 16 marzo 2012 resero noto quanto stava avvenendo a circa venti lavoratrici e lavoratori dei call center Cesd e Accademia del Lusso del gruppo CEPU nelle sedi di Città di Castello. Nello specifico, sempre NidiL Cgil Perugia e Cgil Alta Umbria riferivano che erano a conoscenza del fatto che era intenzione della proprietà alla fine del mese di marzo 2012 non rinnovare a suddetti lavoratori, alcuni dei quali impiegati fino a cinque anni con contratti di collaborazione a progetto, nessuna tipologia di contratto. A quanto è dato sapere non ci sarebbe un problema di produttività e di mercato per i mancati rinnovi contrattuali, bensì la necessità da parte della proprietà di continuare ad utilizzare contratti a progetto al posto di lavoro dipendente con la possibile sostituzione di questi lavoratori con altri. Sia NidiL Cgil Perugia e Cgil Alta Umbria che il Sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta hanno richiesto da tempo un incontro alla proprietà per verificare la possibilità di salvare i posti di lavoro, richieste che ad oggi non hanno avuto alcun riscontro positivo, a dimostrazione di come si intendono da parte della proprietà le relazioni con sindacato ed istituzioni. Esattamente come avevano denunciato NidiL Cgil Perugia e Cgil Alta Umbria la proprietà dal mese di aprile non ha rinnovato alcuna tipologia contrattuale a circa venti lavoratrici e lavoratori dei call center Cesd e Accademia del Lusso del gruppo CEPU nelle sedi di Città di Castello con gravi e pesanti ricadute per gli interessati e per le proprie famiglie. Il mancato rinnovo contrattuale per questi lavoratori, soprattutto giovani e donne, che per anni hanno prestato servizio in un’azienda leader nel settore della conoscenza e dell’alta formazione, rappresenti un ulteriore colpo alla già drammatica situazione economica e sociale dell'Alto Tevere. Quanto succede ed è successo nei call center Cesd e Accademia del Lusso del gruppo CEPU di Città di Castello sia la realtà effettuale di quanto al lavoro si continui a negare dignità con una giungla di contratti precari che consente una libertà pressoché assoluta di licenziare e che lascia questi lavoratori e queste lavoratrici non solo senza lavoro, ma anche senza ammortizzatori sociali”. Per queste ragioni Baldelli chiede alla Giunta di sapere “- se abbia intenzione di chiedere un incontro con la proprietà, il sindacato e i lavoratori per un confronto affinché la stessa azienda possa recedere dai mancati rinnovi contrattuali per tutte e tutti gli interessati, così che l'azienda possa continuare ad avvalersi di professionalità acquisite in tanti anni di impiego e se, comunque, non ritenga di doversi attivare per una possibile ricollocazione di questi lavoratori rimasti senza lavoro e che non hanno nemmeno diritto ad alcuna forma di ammortizzatore sociale”.
Gc12123.red